Dal 31 marzo scorso, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di indizione dei referendum abrogativi dei prossimi 8 e 9 giugno, in tutta Italia – e quindi anche in Sardegna – è in vigore la legge n. 28/2000, che riguarda la Par Condicio e regola l’accesso ai mezzi di informazione e la comunicazione durante le campagne elettorali e referendarie. Un punto fondamentale di questa normativa è l’articolo 9, che impone alle pubbliche amministrazioni il divieto di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni. La ratio della norma è chiara: evitare che chi governa possa approfittare dei canali ufficiali per farsi campagna elettorale (tra poco si vota a Nuoro, città natale della Presidente Todde), in un momento in cui altri non hanno accesso agli stessi strumenti.
Comunicazione politica travestita da comunicazione istituzionale
Eppure, ancora oggi, nonostante le regole siano note, accessibili e consolidate, si continua a ignorarle. Con dolo, o con comoda distrazione. Nei giorni scorsi, ad esempio, l’assessore regionale dei Lavori pubblici della Regione Sardegna Antonio Piu ha celebrato, tramite i canali ufficiali della Regione Sardegna, l’inaugurazione del nuovo porto turistico di San Teodoro, con tanto di dichiarazioni testuali e toni trionfalistici. Una comunicazione che nulla ha di impersonale o indispensabile. È, a tutti gli effetti, un atto di propaganda politica realizzato con strumenti e mezzi pagati dai cittadini sardi. E non è un caso isolato. Altri assessori regionali, Presidente compresa, fanno lo stesso: si moltiplicano post, video, interviste, comunicati dai toni celebrativi, sempre diffusi attraverso i canali istituzionali. Si sfrutta l’apparente neutralità della comunicazione istituzionale per accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica, eludendo le regole che valgono per tutti gli altri.

Elezioni comunali di Nuoro
A questo scenario si aggiunge un altro elemento: la prossima convocazione ufficiale delle elezioni comunali di Nuoro, prevista con deliberazione n. 17/24 del 4 aprile 2025 da parte della Giunta Regionale. Nel momento in cui questa delibera verrà pubblicata sul BURAS, scatteranno nuovamente gli stessi vincoli già in vigore. È lecito sperare che qualcuno se ne accorga e ponga un freno a queste forme mascherate di autocelebrazione politica, che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico.
Par Condicio e responsabilità del Corecom Sardegna
Il soggetto che ha il compito – e il dovere – di vigilare su tutto questo è il Corecom Sardegna, organo di garanzia preposto, tra le altre cose, a far rispettare la legge sulla Par Condicio e a garantire l’equilibrio del confronto democratico nei media e della comunicazione istituzionale. Sia chiaro, ogni soggetto politico interessato può denunciare eventuali violazioni della Par Condicio, ma è altrettanto importante ricordare che il Corecom può agire d’ufficio, anche senza attendere segnalazioni formali, se solo decidesse di esercitare il proprio ruolo con responsabilità e indipendenza.
Sanzioni, una riflessione è necessaria
Infine, c’è una questione più profonda e strutturale. Le sanzioni previste dalla legge 28/2000 per chi viola le norme sulla comunicazione in tempo elettorale sono deboli, quasi simboliche. Una semplice “tirata d’orecchie”, che non compensa minimamente il vantaggio comunicativo che si ottiene occupando la scena mediatica con l’autorità dell’istituzione. Finché la sproporzione tra vantaggio e rischio resterà così ampia, sarà sempre troppo facile violare la legge, e troppo difficile competere in modo equo.
Per concludere, la comunicazione istituzionale non è uno strumento privato a disposizione di chi governa. È un bene pubblico. E va utilizzato con sobrietà, neutralità e rigore, soprattutto durante le campagne elettorali. Per questo è fondamentale che le autorità preposte esercitino il proprio ruolo, e che chi ha responsabilità pubbliche non dimentichi il confine tra il servizio e l’autopromozione. La par condicio non è un fastidio. È una garanzia. E riguarda tutti noi.