Nel Monastero di San Pietro si è tenuto un convegno per valorizzare una delle feste religiose più sentite della Forania di Sorres
Una tradizione religiosa antica, radicata nella cultura e nella spiritualità della Sardegna, torna al centro del dibattito grazie al convegno “Riscoperta, valorizzazione e prospettive de Sa Festa e su Brou. La Forania di Sorres nell’anno giubilare”, che si è svolto nel suggestivo scenario del Monastero benedettino di San Pietro di Sorres.
Un evento inserito nel cammino del Giubileo della Speranza
L’incontro ha rappresentato un momento significativo per riflettere sul valore di Sa Festa e su Brou, festa eucaristica e conviviale che un tempo riuniva le parrocchie della Forania attorno a un pasto semplice e simbolico: il brodo di carne, segno di condivisione tra ricchi e poveri.
Organizzato nell’ambito del Giubileo della Speranza 2025, il convegno ha coinvolto parroci, studiosi, amministratori locali e fedeli, uniti nel desiderio di riscoprire e attualizzare questa festa di comunità.
Gli interventi: tra memoria, liturgia e identità
Tra i relatori, Monsignor Giancarlo Zichi, autore del volume La diocesi di Sorres, ha sottolineato come Sa Festa e su Brou rappresenti “una rara esperienza di comunione ecclesiale, capace di coinvolgere un’intera forania. Mangiare insieme – ha detto – è un gesto profondamente cristiano, che oggi assume il valore di resistenza alla solitudine e all’individualismo”.
Per Padre Abate Luigi Tiana, guida del Monastero, “questa festa è una radice santa. Sorres, erede di una grande diocesi medievale, custodisce un patrimonio spirituale che va riscoperto per costruire un futuro fondato sulla fraternità, la preghiera e la condivisione”.
Lo storico Stefano Tedde, archivista dell’Arcidiocesi di Sassari, ha offerto una lettura antropologica: “Il brodo di carne era simbolo di uguaglianza e festa comunitaria. Un’occasione in cui anche i poveri potevano partecipare alla mensa collettiva. In tempi dominati da socialità virtuale, dobbiamo tornare a momenti reali e incarnati di comunità”.
Il ruolo delle istituzioni locali
A chiudere i lavori è stato Silvano Arru, sindaco di Borutta, impegnato da anni nella valorizzazione del patrimonio religioso e culturale del territorio: “Abbiamo investito nel Monastero perché lo consideriamo un faro spirituale per la Sardegna. Ma soprattutto – ha aggiunto – vogliamo che le nostre piccole comunità continuino a camminare insieme, sui passi della speranza”.
Una festa da riportare alla vita delle comunità
Il convegno ha messo in luce una volontà comune: non lasciare questa tradizione nel cassetto della memoria, ma rilanciarla come occasione di incontro, spiritualità e identità condivisa.
In un tempo che spesso dimentica il valore del “noi”, Sa Festa e su Brou può tornare ad essere un segno forte di comunione, fede e appartenenza. Un patrimonio immateriale da trasmettere alle nuove generazioni.